Foto: 67° Berlinale The Dinner (competition) - Richard Gere Non a caso la Berlinale è il Festival del politicamente corretto, perché ha fatto della memoria sulla Shoah una perpetua ammissione di colpa tedesca, con un'insistente presenza di titoli ai suoi festival. Utile anche, evviva l'indistria, al proliferare di film sul tema a colpo sicuro, se proposti a Dieter Kosslick. Sorpreasa. In questa 67° edizione nel concorso non si parla di Olocausto però, ma del suo paria gitano, il Porajmos (“divoramento”) condotto sotto Hitler in tutta l’Europa occupata dal 1943. Così Django di Etienne Comar ha aperto questo Festival e forse pure una nuova analisi su memorie che, non hanno avuto adeguato spazio. Il pregiudizio che accompagna ancora la cultura nomade gitana, dei Sinti e dei Rom ha prevalso nell’opinione pubblica già partendo da una nomenclatura sbagliata, che trasforma tutti in “zingari”. Con Django la Berlinale celebra un’intera cultura discriminata, narran
Non è un miracolo? Buio intorno e la luce al centro sulle storie della tua vita. Più che vita.