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Visualizzazione dei post da giugno 17, 2018

68. Berlinale Intervista a Isabel Coixet (da RS - Ricerche Storiche)

Foto: Berlinale C’è una sezione della Berlinale che al suo direttore Dieter Kosslick sta più a cuore. Non è quella del Concorso e nemmeno il Panorama . Si tratta del Berlinale Special - Gala . Contenitore di tutti quei film che se in concorso vincerebbero, dando per scontata un’edizione, ma di sicuro successo, che il Festival si onora di lanciare. Nello Special della 68° Berlinale (15 - 25 febbraio scorsi) ha debuttato The Bookshop (“La libreria”) della regista spagnola Isabel Coixet, spesso nel concorso del Festival (2003; 2008;) e membro della sua giuria nel 2009. Il film è tratto dall’omonima novella di Penelope Fitzgerald, rimaneggiata per la sceneggiatura dalla Coixet stessa valsale anche un premio speciale all’ultimo Salone del Libro di Francoforte. Isabelle Coixet ha concesso a RS un’intervista - non solo perché accreditato al Festival - quale testata storica e autoriale, alla cui base stanno amore per i libri e la lettura. Fine degli anni Cinquanta, la giovane Flor

68. Berlinale - Un Bilancio alla fine dell'era Kosslick (da RS - Ricerche Storiche)

È sempre emozionale l’esperienza della Berlinale (15 - 25 febbraio 2018 scorsi) che del cinema sonda l’inatteso, lo sperimentale per lasciare il gossip a Venezia e a Cannes. Per questo ha vinto la 68° edizione del Festival di Berlino (15 - 25 Febbraio 2018) la rumena Adina Pintilie con Touch Me Not   che è un viaggio tra emozioni, appunto, ma in formato ambulatoriale con interviste e confronti tra persone che non sopportano il contatto fisico e dunque restano incapaci di rapporti amorosi. Le ambientazioni sono bianche, asettiche, nude come i corpi di quest’odissea umana in terapia per trovare una via e imparare a sopportare e a godere nel contatto fisico. Non sappiamo se il film troverà distribuzione in Italia, tuttavia resta un cinema di nicchia, che nemmeno l’Orso d’Oro potrà rendere adatto a più ampie platee o più digeribile a chi ama il cinema d’intrattenimento. In più Touch Me Not   non porta con sé grandi novità da vincitore di questo concorso, perché il film che trionfò all

Call Me By Your Name - Luca Guadagnino 2017 (da Il Deutsch-Italia)

Se l’Italia fosse stata nel concorso di questa Berlinale, dopo il film di Rosi un anno fa, avrebbe vinto per il secondo anno consecutivo con “ Call me by your Name ”, di Luca Guadagnino . Il film però è nel “Panorama” e concorre per la trama al premio gay “ Teddy Award ”, e per gradimento (tutto esaurito da tre giorni) al “ Publikumspreis ”. Si sa, è l’ audience  a fare il vero campione, e a porre Guadagnino alla sua attenzione fu “ Io sono amore ” con Tilda Swinton e Alba Rohrwacher (2009) .  Trame di famiglia a confronto, in “ Call me by your Name ” è cresciuta la vena estetica a sfavore  – che gioia –  della vena melodrammatica, per una più accentuata poesia. Perché qui è l’arte, nel suo senso universale e più vero, il bandolo . Nel corso di un’estate calda e afosa in qualche punto del Nord Italia , dice una didascalia sullo schermo (Crema lombarda per chi la riconosce)  un minorenne  (Timoothée Chalamet)  e un giovane accademico americano (Armie Hammer), ospite di famiglia,