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Maria Riva "Ecco i Versi di mia Madre Marlene" - Intervista

«Vai a dormire, così il tuo ragionare senza soste non fa altro lavoro straordinario. Dormi abbracciata o sola, senza nessuno che ti tenga. Ma vai a dormire. Tanto domani sarai ancora qui». (Marlene Dietrich) E in solitudine finisce il mondo della Dietrich. Tra poesie e pensieri dedicati anche ai suoi celebri amanti dello spettacolo e della cultura. La figlia, Maria Riva, ha raccolto queste emozioni e ricordi (Pensieri Notturni di Marlene Dietrich, publicati da Frassinelli). Sono detonazioni interiori, quelle della Dietrich, preda negli ultimi anni di un'insonnia cronica nella sua stanza parigina al Ritz in Place Vendôme. Si rivolge a Ernest Hemingway, Jean Gabin, Erich Maria Remarque, Joseph von Sternberg, Orson Welles, Edith Piaf... Signora Riva, quello di sua madre fu un esilio calcolato per far di sé un mito? «Al contrario. Mia madre era stanca della diva del cinema, così ha scelto di vivere il tempo che le restava in disparte, per ripulirsi della patina di Angelo Azzurro». C
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Intervista a Roberto Benigni per "Pinocchio" di Matteo Garrone - Berlinale 2020 da RS Ricerche Storiche (Versione autorizzata per il Blog)

In Italia Pinocchio di Matteo Garrone ( Gomorra ; Il Racconto dei Racconti ) è uscito poco prima di natale 2019, mentre nel mondo in febbraio scorso alla Settantesima Berlinale (20 febbraio-primo marzo 2020) con la prima internazionale nella sezione Berlinale Special Gala . Un’opera con due pregi. Pregio numero uno: delle esistenti sessanta versioni di Pinocchio (nel 2021 la sessantunesima per Netflix con la regia di Guillermo del Toro) prodotte per il piccolo e soprattutto per il grande schermo, per il mercato internazionale o per solo uso domestico, questa di Matteo Garrone è probabilmente la più fedele al racconto scritto da Carlo Collodi (1883); ma cosa più straordinaria ai disegni - della prima edizione illustrata per i tipi dell’editrice Felice Paggi di Firenze – fatti da Enrico Mazzanti. Disegni così pregiati che la sua stessa mano fu richiesta per le traduzioni in inglese (1898), spagnolo (1901) e francese (1902), fino agli Stati Uniti d’America. Tutti conoscono le avventure d

Berlinale 2020 - da RS - Ricerche Storiche (versione autorizzata per il Blog)

Non è ancora tempo di fare bilanci, perché la Settantesima Berlinale è stata diretta per la prima volta dall’italiano Carlo Chatrian, che è stato direttore del Festival del cinema di Locarno. L’innovazione richiede tempo e chiarezza dei ruoli: a lui la scelta delle opere come responsabile artistico del Festival. Quanto alla condirettrice, Mariette Rissenbeek, è positivo e di buon auspicio per questioni di genere una presenza femminile al vertice, ma il suo è un ruolo amministrativo Per ora l’immagine di questa edizione del Festival di Berlino, ne ha un po’ risentito, perché senza Dieter Kosslick la stessa idea di Berlinale deve trovare una sua nuova definizione dopo un format collaudato in anni di esperienza e forgiato dalla sua stessa personalità: generosa, istrionica e ironica. Chatrian era visibilmente impacciato in una cornice ancora da definirsi. Tuttavia si farà presto amare. Ne ha i requisiti, oltre a una grande umiltà, che genera stima nei suoi confronti. Gli consigliamo tuttav

Coronavirus - Anche James Bond si tappa in casa

da Berlin 89 Come la pandemia ha aggredito il cinema 

PANDEMIE - Adolph Zukor-Paramount con la Spagnola fece soldi a palate

da Berlin89 Storia di una Pandemia a Hollywood 

E... Via col Vento, pizzicando e accarezzando l'Hollywood che fu

Berlin89 - Articolo sulla Miniserie Netflix di Ryan Murphy  Settant’anni indietro nella storia del cinema, ovvero Hollywood degli anni Cinquanta raccontata da Ryan Murphy uno dei pochi registi americani che può veramente fare tutto quello che vuole. Con  Hollywood  (si)diverte dando linee guida sul cinismo di questo impero brutale che per diventare famose, presunte brave persone hanno  dovuto vendere l’anima al diavolo. Domanda: che cosa è rimasto di quelle brave persone alla fine di un percorso tanto terribile, nell’averle snaturate consenzienti?...

68. Berlinale Intervista a Isabel Coixet (da RS - Ricerche Storiche)

Foto: Berlinale C’è una sezione della Berlinale che al suo direttore Dieter Kosslick sta più a cuore. Non è quella del Concorso e nemmeno il Panorama . Si tratta del Berlinale Special - Gala . Contenitore di tutti quei film che se in concorso vincerebbero, dando per scontata un’edizione, ma di sicuro successo, che il Festival si onora di lanciare. Nello Special della 68° Berlinale (15 - 25 febbraio scorsi) ha debuttato The Bookshop (“La libreria”) della regista spagnola Isabel Coixet, spesso nel concorso del Festival (2003; 2008;) e membro della sua giuria nel 2009. Il film è tratto dall’omonima novella di Penelope Fitzgerald, rimaneggiata per la sceneggiatura dalla Coixet stessa valsale anche un premio speciale all’ultimo Salone del Libro di Francoforte. Isabelle Coixet ha concesso a RS un’intervista - non solo perché accreditato al Festival - quale testata storica e autoriale, alla cui base stanno amore per i libri e la lettura. Fine degli anni Cinquanta, la giovane Flor