Scrivo questo Blog, perché ne ho veramente, come raramente mi è successo un bellissimo ricordo… Il link non vuole nemmeno fungere da atto di presunzione, per profilarmi difronte a chi lo leggerà, quanto per raccontare anche un episodio interessante…
Il 16 febbraio del 2006 Il Giornale mi inviò durante la Berlinale a intervistare l'uomo per il suo ruolo in Capote. Avevo i minuti contati, non potevo dilungarmi, né tantomeno seguire tutte le interviste previste dalla Sony al cast principale del film. In sintesi, se volevo intervistare Philip Saymour Hoffman - per la Sony - avrei dovuto intervistare anche nell'arco di un pomeriggio tutto il cast, compreso il regista; ma se invece volevo che il mio pezzo venisse pubblicato, se volevo guadagnare, o solo Hoffman o nessuno. Quel che il mio capo appunto mi disse a chiare lettere (con la finezza di sempre): "non ti pubblico tutto il polpettone; o lui, o nessuno" (Maurizio Caverzan dixit). Avevo anche un film al pomeriggio del 16 febbraio che interessava alla testata, quindi veramente non avevo via d'uscita. Dissi alla Sony, o meglio ai suoi attendenti alle registrazioni dei giornalisti invitati alle interviste, che avrei intervistato tutto il cast, sicuro invece del fatto mio: appena finita l'intervista sarei uscito dal Sony Center senza lasciare traccia.
Non andò a finire proprio nel modo sperato… Dopo l'intervista (l'integrale è nel link riportato con questo blog) mi alzai con Saymour Hoffman che mi stava accanto e a pochi passi da lui imboccai, con lui, il varco d'uscita. Che errore: uscii così dalla stanza, nella quale lo avevo intervistato con altri tre giornalisti rimasti a sedere, per essere bloccato dagli attendenti addetti alla sicurezza che mi intimarono di rientrare in attesa dell'arrivo del resto del cast, o meglio l'arrivo di Clifton Collins Jr. nel ruolo del condannato a morte Perry Smith. Ero io il condannato, per il gesto, a detta di loro: "scostumato e irriverente". Poi mi intimarono di scendere al piano di sotto e andare da un certo Mister Banana (!) per spiegargli l'accaduto. E non mi fece nemmeno parlare… Mi riempì di rimproveri cui seguì la condanna: "lei non potrà mai più intervistare un attore in un film prodotto da Sony". Cercai con educazione di chiarire la questione, che mi serviva solo Hoffman, che avevo altro da seguire per la giornata, che avevo comunque visto il film e bla…bla..bla… Non sortì altro effetto se non irritarlo di più. Quando però mi disse che ero un "cafone incompetente" alzai la voce imbestialito: "Signor SonyBanana, dissi, scommettiamo che al prossimo film prodotto dal suo datore di lavoro, se vi serve pubblicità in un quotidiano in più (quello che qui rappresento per esempio) se Salvatore Trapani è ingaggiato lei lo accetta a braccia aperte? Allora mi faccia un favore, non aggiunga altro, perché tutto quel che continuerà a dire a sproposito sarà riportato dal sottoscritto in un articolo di costume, che narrerà ai lettori il metodo al dir poco increscioso della Sony in Germania". Baravo, non avrei mai potuto denunciare alla testata l'accidente, perché al posto dell'intervista mi avrebbero fatto veramente scrivere un articolo denigratorio, giusto per polemica e per il gusto tipicamente giornalistico di vilipendere per civetteria. Philip Saymour Hoffman fu così gentile, simpatico, ironico e caustico, che volevo a tutti i costi pubblicare un pezzo assolutamente lineare. Tra l'altro mi aveva pizzicato il braccio, perché a una domanda avevo sbagliato il tempo verbale… Il giorno seguente, a intervista pubblicata, portai personalmente all'ufficio di Mister Banana (!) il pezzo. Chiesi di poterlo vedere, mi fece attendere quindici minuti, per poi mandare uno dei suoi lacchè, che sprezzante mi si rivolse in questo modo: "M. B. è impegnato, lascia a me ciò per cui è venuto". E così feci, ma dopo aver sentenziato: "Le lascio il necessario, quanto al dovuto invece vi arriverà col tempo".
R.I.P. Philip!
LINK INTERVISTA: http://www.ilgiornale.it/news/diventare-capote-ho-studiato-sua-voce-giorno-e-notte.html
Il 16 febbraio del 2006 Il Giornale mi inviò durante la Berlinale a intervistare l'uomo per il suo ruolo in Capote. Avevo i minuti contati, non potevo dilungarmi, né tantomeno seguire tutte le interviste previste dalla Sony al cast principale del film. In sintesi, se volevo intervistare Philip Saymour Hoffman - per la Sony - avrei dovuto intervistare anche nell'arco di un pomeriggio tutto il cast, compreso il regista; ma se invece volevo che il mio pezzo venisse pubblicato, se volevo guadagnare, o solo Hoffman o nessuno. Quel che il mio capo appunto mi disse a chiare lettere (con la finezza di sempre): "non ti pubblico tutto il polpettone; o lui, o nessuno" (Maurizio Caverzan dixit). Avevo anche un film al pomeriggio del 16 febbraio che interessava alla testata, quindi veramente non avevo via d'uscita. Dissi alla Sony, o meglio ai suoi attendenti alle registrazioni dei giornalisti invitati alle interviste, che avrei intervistato tutto il cast, sicuro invece del fatto mio: appena finita l'intervista sarei uscito dal Sony Center senza lasciare traccia.
Non andò a finire proprio nel modo sperato… Dopo l'intervista (l'integrale è nel link riportato con questo blog) mi alzai con Saymour Hoffman che mi stava accanto e a pochi passi da lui imboccai, con lui, il varco d'uscita. Che errore: uscii così dalla stanza, nella quale lo avevo intervistato con altri tre giornalisti rimasti a sedere, per essere bloccato dagli attendenti addetti alla sicurezza che mi intimarono di rientrare in attesa dell'arrivo del resto del cast, o meglio l'arrivo di Clifton Collins Jr. nel ruolo del condannato a morte Perry Smith. Ero io il condannato, per il gesto, a detta di loro: "scostumato e irriverente". Poi mi intimarono di scendere al piano di sotto e andare da un certo Mister Banana (!) per spiegargli l'accaduto. E non mi fece nemmeno parlare… Mi riempì di rimproveri cui seguì la condanna: "lei non potrà mai più intervistare un attore in un film prodotto da Sony". Cercai con educazione di chiarire la questione, che mi serviva solo Hoffman, che avevo altro da seguire per la giornata, che avevo comunque visto il film e bla…bla..bla… Non sortì altro effetto se non irritarlo di più. Quando però mi disse che ero un "cafone incompetente" alzai la voce imbestialito: "Signor SonyBanana, dissi, scommettiamo che al prossimo film prodotto dal suo datore di lavoro, se vi serve pubblicità in un quotidiano in più (quello che qui rappresento per esempio) se Salvatore Trapani è ingaggiato lei lo accetta a braccia aperte? Allora mi faccia un favore, non aggiunga altro, perché tutto quel che continuerà a dire a sproposito sarà riportato dal sottoscritto in un articolo di costume, che narrerà ai lettori il metodo al dir poco increscioso della Sony in Germania". Baravo, non avrei mai potuto denunciare alla testata l'accidente, perché al posto dell'intervista mi avrebbero fatto veramente scrivere un articolo denigratorio, giusto per polemica e per il gusto tipicamente giornalistico di vilipendere per civetteria. Philip Saymour Hoffman fu così gentile, simpatico, ironico e caustico, che volevo a tutti i costi pubblicare un pezzo assolutamente lineare. Tra l'altro mi aveva pizzicato il braccio, perché a una domanda avevo sbagliato il tempo verbale… Il giorno seguente, a intervista pubblicata, portai personalmente all'ufficio di Mister Banana (!) il pezzo. Chiesi di poterlo vedere, mi fece attendere quindici minuti, per poi mandare uno dei suoi lacchè, che sprezzante mi si rivolse in questo modo: "M. B. è impegnato, lascia a me ciò per cui è venuto". E così feci, ma dopo aver sentenziato: "Le lascio il necessario, quanto al dovuto invece vi arriverà col tempo".
R.I.P. Philip!
Foto: Locandina del film |
LINK INTERVISTA: http://www.ilgiornale.it/news/diventare-capote-ho-studiato-sua-voce-giorno-e-notte.html
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