La prospettiva è in assoluta simmetria, tra i due
ultimi film di Quentin Tarantino Inglourious Basterds (2009) e Django Unchained
(2012). Lasciando stare tutti i codici “romantici” ai quali i due film si
legano, come il ricordo della cinematografia italiana (spaghetti western) e la
devozione verso la storia del cinema citata sempre in punta di piedi da
Tarantino, per capire quanto in più ci sia nelle due opere, bisogna partire
dall’attore comune, la chiave di volta della loro riuscita, Christoph Waltz.
Che nel primo film riveste il ruolo del cattivissimo nazista colonnello Hans
Landa e nel secondo quello del buonissimo giustiziere Dr. King Schultz. La
presenza di Waltz in due capolavori, certamente non è casuale, come non lo è
altrettanto il ruolo di tedesco in entrambe le opere. E si badi bene, che non
si tratta del personaggio endemico in un’opera geografica, quale genius loci
parlante quella lingua, com’è il caso di Daniel Bruehl in Inglourious… Non
sarebbe la prima volta che un regista d’oltreoceano, giunto in Europa con uno
script altrettanto europeo, si cerchi in loco il meglio che si trova sul
mercato. E comunque, se metti Waltz a fare l’americano, lui lo fa e chi può
dubitarne? Anche se gli resta una certa aura europea. Comunque per Django è il
tedesco che raggiunge il set oltreoceano, stavolta. Il segno di Waltz allora ci
induce a pensare oltre, valicando il valore aggiunto, andando anche oltre la
logica delle trame, proprio per aprire un varco intellettuale in due opere
prettamente americane a nome e gloria della cultura storica e letteraria
tedesca, vissuta con tempesta e impeto, proprio romanticamente. E secondo uno
schema del tutto arbitrario e personale, verso l’interesse soggettivo (potremmo
definirlo una passione ormai) del regista Tarantino nei confronti della
Germania. Non esiste tra due culture una distanza maggiore come quella tra
Stati Uniti d’America e Deutschland. La grandezza di Tarantino sta proprio nel
fatto di volerle accostare, facendole stridere nel modo più naturale usando
genio e intelletto indagatori a fronte di una tradizione cinematografica
hollywoodiana che ha sempre visto Germania e U.S.A. contro. I biglietti si
vendono da sempre per questo motivo. E ci dice che i due diversi restan tali,
in un film contro il razzismo perché altrimenti non fiorirebbe il sentimento
dell'attrazione fatale di chi questo amore lo vuol subire così com'è, in piena
accettazione. Di conciliante tra le due culture in questione nel tal caso c’è
solo l’affetto intellettuale col quale Quentin Tarantino regista coccola il
collega (e amico) Christoph Waltz attore, divertendosi a rimarcare le distanze
provenienti da realtà che fanno pure fatica a comprendersi. Basti un postulato:
la Germania ha prodotto tutto ciò che gli Stati Uniti hanno più temuto perché
inspiegabile, tanto da averlo enfatizzato, sciorinato, analizzato, esorcizzato,
proposto e riproposto in quello per cui Hollywood è mito: cinema e
intrattenimento. Anche nelle serie televisive. Nella più vista di questa
stagione, per esempio, American Horror Story - Asylum, il medico cattivo
interpretato da James Cromwell, si scopre poi essere (e quando mai) un nazista
che dai campi di sterminio torna a fare esperimenti brutali agli inermi, ora
dementi e patologici del manicomio. Un confronto che appunto in guerra e con la
forza è sempre vinto dagli americani, intrisi d’ideologia patria (ditelo ai
tedeschi!), ma è questo il contentino di sfondo, mentre in primo piano affiora
la presa in giro di sé da parte americana, che in Tarantino diventa un po’ una
tortura verso i suoi connazionali statunitensi, con i loro profondi limiti
culturali (in senso libresco) su media nazionale, specialmente se l’orizzonte
di riferimento è quello europeo, con la sua marcata autoironia invece. E in
questo segno lo scontro tra il nazista Waltz con il capo di brigata Pitt in
Inglourious Basterds è della più rimarchevole evidenza, al netto dell’uso della
forza fisica, come in Ulisse col Ciclope; dicasi lo stesso in riferimento allo
scontro tra il giustiziere Waltz e il feroce DiCaprio in Django Unchained.
Certo nella Weltanschauung di Tarantino è il ciclope a schiacciare più volte
Ulisse, ma ne basterà una in cui il gigante la pagherà per tutte; e comunque
chi l'ha detto che in amore devono essere sempre gioie?
Fred Uhlman (1901 - 1985) scrisse a proposito del suo capolavoro letterario “Der Wiedergefundene Freund” (“L’Amico Ritrovato”): “si può vivere di un solo libro” e se ciò è vero, la stessa cosa si può sostenere per l’omonimo film diretto da Jerry Schatzberg (1989), che di libri sempre di Uhlman ne riassume altri due - “Un’anima non vile" e “Niente resurrezioni per favore” raccolti ne “La trilogia del ritorno” (Editrice Guanda pagg. 224, 14 euro - 2006) - ma che di film altrettanto belli non ne ha più girati. Il DVD è introvabile, l’ho ordinato mesi or sono presso due negozi italiani, ma non sono riusciti a reperirlo. Anche qui in Germania, stranamente considerato che il film è stato prodotto proprio in questo paese e con capitali berlinesi. Poi ho ritrovato in un mio vecchio scatolone il vhs del film, registrato dalla televisione nel 1991. Un film che ho amato come il libro, perché questa storia bussò al mio cuore al momento giusto, quasi per una coincidenza, quand
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