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64. Berlinale The Monuments Men ma sì, ditelo a Sparta!

Foto: Locandina del film 



È pure nel concorso di questa sessantaquattresima edizione della Berlinale il film The Monuments Men di George Clooney e non si capisce come mai. Il film che unisce all’unisono la critica nel farsi definire “inguardabile”, “ridicolo”, “sciatto”… (è meglio fermarsi qui). Peccato, perché la storia, quella vera, da cui è tratto deve essere stata avvincente; triste che a ricordarcela sia un’opera talmente incresciosa e imbarazzante nel suo esserlo, da non meritare nessuna indulgenza (men che meno pubblico). Un gruppo di critici d’arte, negli ultimi due anni della seconda Guerra mondiale, coordinato dal professor Frank Stokes (George Clooney) ha il compito di salvare e recuperare tutte le opere d’arte che i nazisti hanno rastrellato dai paesi occupati, tra Francia, Italia e Polonia. Il richiamo dei colleghi al servizio da parte di Stokes è il seguente: “se un morto vale molto di più di un opera d’arte distrutta è anche vero che noi la guerra la stiamo combattendo per salvare le origini della nostra cultura”. Se chi il film l’ha confezionato, avesse realmente dato peso a questa bella frase della sceneggiatura, non ci avrebbe certamente consegnato una sceneggiata con errori storici, talmente grossolani, da non sembrar veri. Iniziamo con il plastico del mai edificato Führermuseum attribuito nel film ad Albert Spear (vero), da costruire a Linz (vero), città di Hitler (vero) che nella Storia (quella vera) avrebbe invece dovuto chiamarsi Hitlermuseum. In una scena, con una bella diapositiva di Montecassino distrutta, ci dicono nel marzo del 1944 (falso: Montecassino è stata bombardata dagli Alleati tra il 15 e il 18 febbraio del 1944) ce ne fanno poi vedere un’altra con l’Italia e la situazione dei fronti nel medesimo anno, nulla da eccepire fino alla ubicazione di Firenze, talmente a nord da sembrarci più corretto mettere alle automobili la targa di Milano. Il film è una commedia o vuol narrarci una tragedia umana di eroi per l’arte? Non si capisce… La stampa - che ha resistito in sala oltre la prima ora di film - è stata costretta nel vortice schizofrenico del riso e del pianto convulsi, in scene addirittura medesime, nemmeno contigue.
I nazisti cattivi e gli americani buoni: ok! I nazisti ladroni e gli americani onesti: anche questo ci sta! I nazisti ignoranti e gli americani di cultura: non ne siamo proprio tanto certi! I nazisti erano assassini non capre! Lo dimostra l’impalcatura politica che furono in grado di costruire. E ancora… i nazisti idioti anche nel combattere e gli americani bonari e ironici, e anche se imbranati, sicuri del fatto loro. I sovietici barbari predatori di opere (anche loro non sono risparmiati) e dunque: “ci mancavano pure loro, adesso!” Sì, sì…, ditelo a  Sparta! 

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