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Il miglior Lex Luthor di sempre nel peggior film sui supereroi di sempre

FOTO: Warner Bros - Jess Adam Eisenberg 
È un gran bel grattacapo: come consigliare un film veramente brutto, ma imperdibile per il suo "cattivo" da storia del cinema? Zack Snyder ha realizzato il suo anticapolavoro Batman v Superman: Dawn of Justice (2016) che tedia fin dal primo minuto, quando ce ne vogliono altri 149 per la fine del film. Eppure - tralasciando il futuro imminente di un film che si preannuncia un cult come Suicide Squad di cui è produttore - Snyder ha un discreto passato di regista e sceneggiatore con gran bei film come 300 (2006), Watchmen, (2009), Sucker Punch (2011) lo stesso Man of Steel (2013), tutti collegati, a Batman v Superman, appena uscito nelle sale, da ambientazioni curatissime, oscure, lugubri, apocalittiche e accattvianti, ma non assimilabili a quest'ultimo, sulla rivalità dei due supereroi della DC Comics, perché brucia una sceneggiatura orribile, resa ancora più sgradevole, dall'inconsistenza artistica di Ben Affleck (Batman) e di Henry Cavill (Superman). Tralasciando la rozzaggine acerba dell'attrice ancora in fasce Gal Gadot nel ruolo di Wonder Woman. Da vedere il film, solo per Jess A. Eisenberg che ha superato se stesso, nel ruolo di Lex Luthor. Lo ricorderemo tutti in The Social Network, quando inscenò la figura del logorroico, saccente, arrogante e calcolatore privo di scrupoli Mark Zuckerberg, inventore di Facebook. Eisenberg supera se stesso, appunto, perché riporta quegli attributri presunti o tali di Zuckerberg in Batman v Superman sommandoli a quelli del criminale folle da centro psichiatrico, nemico giurato di Sueperman. In ogni scena nella quale Eisenberg compare, si rivive, è un sollievo, si prende una boccata di ossigeno da tanta trasandatezza degli altri suoi colleghi. E ci si chiede, come si possa sentire un attore del suo calibro, che dunque spicca tra tanto deficit ad attoniarlo, in un film che sarà presto dimenticato? La risposta forse è tra le righe di un dato: tutti i sequel programmati di questo orrido, Justice League Part One (2017) e Justice League Part Two (2019), sempre di Snyder, non lo confermano tra gli attori presenti, come invece fanno con i tre sopra. Forse il suo agente ha capito o è lo stesso Eisenberg ad averlo fatto. C'è di più, di tutta la scenggiatura è la figura di Lex Luthor stesso a emergere con preponderanza, quasi voluta (!) perché letta nella sua originaria valenza "letteraria". Il passo tra Luthor e Luther nel film di Snyder è proprio breve. Finalmente. Ci si riappropria di una figura pensata - da sempre nei fumetti, mai al cinema - non tanto come un eroe negativo, repellente e basta, ma come fulcro di un universo purista, condiviso da molti in tutte le direzioni del cielo. Lex Luthor è un rivoluzionario asociale, cristologicamente narrato, una savonarola che vuol rimettere ordine nel mondo, un alter ego radicale e negativo di Martin Luther (che intervenne politicamente nella storia con lo scisma protestante). Così Lex Luthor nel fumetto - dal 2000 - diventerà pure presidente degli Stati Uniti, al comando del Paese più potente del mondo e minaccia per la pace. Quantomeno Batman v Superman: Dawn of Justice ci può rappacificare con la Storia, tenendo gli occhi aperti su Lex Luthor, e perché no, sul presente degli States stessi col predicatore privo di buon senso Donald Trump, oggi aspirante alla Presidenza del Paese per bandiera repubblicana. In Batman v Superman: Dawn of Justice a un certo punto lontanto da una Tv accesa, si sente: "Ogni gesto in questo mondo è un gesto politico", sia l'unica consolazione per chi esce dalla sala dopo averlo visto.

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